Le esperienze e i fenomeni con cui entriamo in contatto vengono (a) catturati in una sequenza di pose, (b) catalogati e incasellati, o come si dice nell’era del Web2.0, ‘taggati’, (c) manipolati per estrarre strategie comportamentali, proiezioni sul futuro, etc.
Questo è il modo in cui – in larga parte – conosciamo la realtà, ed è anche lo strumento che ci permette di interagire operativamente con il mondo.
Tuttavia accade che gli esseri umani si convincano che questo utile schema interpretativo sia la realtà. Un insieme di cose solide, di natura permanente e immutabile. E una collezione di fotografie, vissute o immaginate, che chiamiamo passato e futuro.
Nel continuo fluire della manifestazione percepibile, chi può dire dove è l’inizio e dove la fine? Queste parole assumono un senso solo in relazione ad una categoria mentale con cui identifichiamo un fenomeno. Nel continuo dispiegarsi della realtà, qualcosa entra nel campo di un’etichetta e quindi nasce, ne esce e quindi muore. Ma in realtà questo qualcosa non ha una sua solidità, non si crea e non si distrugge. L’unica cosa che succede è che l’affermazione “x appartiene a E” (dove x è il fenomeno, ed E l’etichetta) cambia valore di verità. Ma siccome la nostra mente non coglie x nel suo mutare, ma soltanto E, essa dice invece “E esiste”. Ed è l’esistenza di E che diventa vera (inizio) o falsa (fine).
La nostra mente vorrebbe possedere gli oggetti che le appaiono, fermarli per sempre. Ma questo sì che corrisponderebbe ad uccidere la realtà, che è viva grazie appunto al suo costante movimento. Non possiamo perdere E perché non l’abbiamo mai avuto. Quello che “abbiamo” è il nostro essere qui ed ora – ma siamo troppo presi ad interpretare e catalogare per vivere nel momento, che sfugge a qualunque tentativo di cattura.
A volte so di esserci riuscita – c’è però anche chi si spaventa davanti al rischio di desiderare il cambiamento.
Il mio alter-ego, l’Arcano senza Nome, fa davvero paura? Non riesco a crederci, eppure…
but my nature in movement lies.
I’m an acrobat on ever-changing ropes,
and talented at breaking ties.
I’m no good at snapshots,
freezing instants a killer of divine breath.
And past, well, it’s past and gone,
while future still isn’t born.
You’ve been walking alongside
and maybe you indeed met me.
I saw in your eyes possibilities flourishing,
but I also had to watch you flee
And I won’t try to stop you:
I can’t help but love the dance that takes you away.
Love your undirected energy
and the secret tunes you play.
1 commento:
pero'!
Posta un commento